La ricerca filosofica

  

 

Se oggi è utile ed ha senso parlare di “humor” e di umorismo, nell’antichità queste o altre parole con analogo significante e significato non esistevano. “Umorismo”, in senso moderno, non va più indietro del ‘600, e deriva dalla teoria, ippocratica, dei quattro umori (v. Robert Escarpit, L’humour, PUF, Parigi, 1960).

 

Il primo dei pensatori della tradizione occidentale di cui restano proposizioni importanti è Platone. I termini del discorso riguardavano “ciò che fa ridere”, il riso, la commedia, il comico. La radice greca della parola di riferimento è gelot. Da qui la derivazione del termine gelotologia che alcuni propongono in accezione scientifica per la designazione dell’ambito di studio e della disciplina. William Fry, nei primi anni ’60, diede vita a S. Francisco a un Institute of Gelotology. Gorge B. Milner riporta in una nota di un suo articolo (Homo ridens. Toward a semiotic theory of humor and laughter, Semiotica, 5, 1-30, 1972) la notizia che a proporre il termine fu un’assistente di Fry, Edith Trager.

 

Dopo Platone è difficile trovare un filosofo che in maniera occasionale o sistematica non abbia espresso la sua idea in materia. Le citazioni e le trattazioni sono in tale abbondanza che anche solo una sintesi, seria, è impresa ardua. Diversi autori hanno, con maggiore o minore dovizia di riferimenti, e con maggiore o minore fedeltà alle fonti, raccolto, elencato e analizzato questo corpus.

In ambito italiano, la rassegna più estesa si trova in Paolo Santarcangeli, Homo ridens, Olshki, Firenze, 1989.

Riflessioni su varie teorie della tradizione si trovano anche nella edizione italiana del libro di Jeffrey Goldstein e Paul McGhee, La psicologia dello humour, Franco Angeli, Milano, 1976 (ed. or. 1972), in Giuseppe Fara e Furio Lambruschi, Lo spirito del Riso, Cortina, Milano, 1987 e in Guglielmo Gulotta, Giovannantonio Forabosco, Letizia Musu, Il discorso spiritoso, McGraw-Hill, Milano, 2001.

Non in italiano ma di un italiano è un libro fondamentale, specie, ma non solo, per il versante della linguistica: Salvatore Attardo, Linguistic Theories of Humor, Mouton deGruyter, Berlino-New York, 1994.

 

In modo arbitrario, ma ragionevole, si può considerare punto di snodo verso la moderna ricerca, Henry Bergson con Le rire . Questo non solo per la data suggestiva di pubblicazione del libro, il 1900, ma in particolare perché è l’ultimo dei grandi filosofi che dedica un’attenzione speciale al tema del ridere legandolo a una teoria di impronta filosofica, in particolare quella dell’élan vitale.  Successivamente l’impianto della ricerca diventerà sempre più caratterizzato dai moduli di pensiero e dalle metodologie proprie delle scienze, e delle scienze umane in specifico.

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